TRA SWING, ROCK, JAZZ E POP PER GIOCHERELLARE TRA UNA TEMPESTA E L'ALTRA DELLA VITA
Mina: bau, un tuffo nel mio ultimo cd

Mina
"La Stampa" del 17/11/2006

Bau. Mi sono fatta una passeggiatina consolante tra swing, rock, jazz, pop con collaboratori talentosi, premurosi e precisi. E affettuosi. I soliti, in buona sostanza. Bau. Dopo quasi mezzo secolo, per la precisione 48 anni, mi piace sempre tanto il mio lavoro. È come tornare a casa. Aprire la porta e lasciarsi proteggere dalle abitudini, dalle sicurezze, dalla mancanza di paura. Che dire? Io preferirei non dire niente, ma per questa volta ci provo.Bau. Che pezzi formidabili quelli di Mingardi. E che tenerezza quello di Axel... «Ho scritto un pezzettino, lo vuoi sentire? Ma no, fa schifo, non te lo faccio sentire». E io: «Dai, Axel, lo sai che ti dico quello che penso. Se fa schifo te lo dico chiaro». «No, no, non te lo faccio sentire». Dopo tre o quattro giorni sono riuscita a sfilargli il cd e ad ascoltarlo. Una zolletta d'amore che non finisce mai di sciogliersi in bocca e nel cuore. E Mingardi? Una potenza che ti fa venir voglia di cambiare mestiere. Provate a sentire «Datemi della musica». Già come pezzo è una cattedrale, ma quando entra lui cambia il mondo e ti rendi conto che la cantante che lo precede è carente. Bau. Scherzo, ma mica tanto. Persona deliziosissima. Spiritoso, intelligente, positivo, simpaticissimo. Ama il rock almeno quanto me e ha una memoria musicale identica alla mia. Una consolazione. Bau. Adesso questo lavoro, che è anche carino, ce lo tiriamo in fronte. Eh sì, dischi non se ne vendono più. Purtroppo o per fortuna, non so. Cioè lo so benissimo, ma questa è un'altra storia. E allora Bau. Bau per giocherellare tra una tempesta e l'altra.
Nel mistero gaudioso di Mina ecco «Bau», una festa di musica

Queste le canzoni:

Mogol Battisti (Tirelli-Mingardi)
Sull'Orient Express (Tirelli-Mingardi)
Johnny Scarpe Gialle (Tirelli-Mingardi)
Nessun altro mai (Tirelli- Mingardi)
Alibi (Luca Rustici -Anya)
Per poco che sia (Lele Cerri-Mattia Gysi-Axel Pani)
The end (Tirelli-Mingardi)
Un uomo che mi ama (M. Morante)
L'amore viene e se ne va (Tirelli-Mingardi)
Fai la tua vita (Bigazzi-Falagiani)
Inevitabile (Tirelli-Mingardi)
Come te lo devo dire (Agostino Celti)
Datemi della musica (Andrea Mingardi


MINA FA "BAU" E CANTA, MA NON RISCALDA I CUORI
.
di Marco Mangiarotti.

NUN ME PIACE. (scritto cosi...in maiuscolo)
Tanto. Che nel caso di Mina e' come dire no a un piatto cucinato dalla mamma.
Colpa sel fuoco, del cuoco, degli ingredienti? O della padella?
Degli ingredienti, come ci insegna slow food.
Massimiliano Pani coordina, produce e arrangia un materiale inedito che ci riporta agli ultimi discutibili album di Nostra Signora della Canzone.
Un solo titolo nel suo piccolo memorabile, "Acqua e Sale".
Qualche altra cosa del tipo "Brivido Felino".
Il resto bruttino, inutile o carino.
Generalizzando s'intende. In mezzo a notevoli album di cover.
Come fanno da sempre a ogni latitudine le voci del suo rango.

Di BAU non ci spaventa l'ascolto dell'ignoto o del record, come autore, del simpatico Mingardi che ne mette in buca otto con Tirelli, e ne canta (benissimo) due.
Ci inquieta l'assenza di note memorabili, degne del suo mito.
Andrea non e' Mogol ne' Battisti, per citare il singolo e il primo dei duetti.
Nel senso che ha sempre espresso la forza e il linguaggio di un'incontenibile passione per la musica nera e gli anni '50 e '60 ('70).
Ma non ha mai scritto in carriera nulla di memorabile.
Memorabile e' lui, da prendere voce, carne, sangue, musica in toto. Quindi questo lavoro che vira dal pop minoso al black coffee, ci restituisce al massimo le atmosfere di un'epoca.
Con onore e amore.

Quando un pezzo parte bene subito, ti ricordo un po' troppo qualcos'altro.
O cade da un "ponte" improbabile.
Come la dalliana "Johnny scarpe gialle" che inizia strizzandoti cuore e romance.
Insomma, difficilmente ci si smuove dal carino.
Si sfiora l'inutile, dolorosamente.
Max Pani presenta con giusto orgoglio un brano firmato dal figlio Axel e ribadisce:
"Mamma ha scelto come sempre da sola. E se ci sono tutte questa canzoni di Mingardi, vuol dire che erano quelle che le erano piaciute di piu'".
Ovviamente non e' tutto da buttare.
Lei canta sopra il cielo di Lugano, anche quando gioca a fare la sciatta o la sciantosa.
E la musica gira intorno elegante, senza trucco.

Tira fuori dall'armadio capetti vintage di Chanel e accessori giusti, dalla borsetta Kelly (rigorosamente rossa, please!), alle scarpe bon ton con fibbia Roger Vivier.
Per dirla con il maestro Paolo Conte, qui si sbaglia da professionisti.
Riguardo il bicchiere: niente rosso, un bianco da signore. E cerco di vederlo stavolta mezzo pieno.
Allora, cosa puo' piacere ai vecchi e nuovi fan, quelli che comunque comprano almeno 150mila copie dei suoi dischi. A prescindere.
Il pop inedito, e per fortuna, gli standar jazz.
Puo' divertire il rimando citazionista a titoli, armonie, giri e fughe di melodie del passato.
Se non le hai gia' vissute, funziona quasi sempre. Le storie di Johnny, sulle scarpe gialle e sull'Orient Express.

Cosi reale e blue che sembra uscito da un romanzo-fumetto di Mingardi.
Poi il fatto che il repertorio e' minoso, quindi da un punto di vista minimale, coerente.
Che qualche pezzo suona meglio degli altri, anche se non degno di stare fra i suoi hit immortali.
Che puoi trovare il tutto, come nel caso delle Vibrazioni sui telefonini Nokia-Music-Edition (questa e' la distribuzione del futuro, piu' del pc: non solo le suonerie, ma interi album).
Delle cose di Andrea non mi dispiace "L'amore viene e se ne va". Ha il respiro debole del grande pezzo. E "Inevitabile".
Bigazzi e Falagiani danno il loro contributo in "Fai la tua vita".
Agostino Guarino, celentaneggia con "Come te lo devo dire" e lei si adegua ruvida e country.
"Datemi della musica" e' dare a Mingardi quel che e' di Mingardi. In sidecar.

Il giudizio grave e' un po' greve non poteva prescindere dall'altezza mounmentale e vocale di Mina. E' stata una stroncatura onesta ma sofferta.
Tanto so che lei, francamente, se ne infischia.

Marco Mangiariotti
Milano 17 novembre 2006.
Resto del Carlino QN

Bau e' il nuovo cd di Mina, come sempre originale sin dalla copertina di Giancarlo Passarella

La signora della musica italiana sara' dal 24 Novembre nuovo sul mercato con un disco nuovo di zecca: ieri Giovedi' 16 e' stato presentato alla stampa specializzata. Forte la presenza di Andrea Mingardi. Come presenta il cd Massimiliano Pani?

La signora della musica italiana sara' dal 24 Novembre nuovo sul mercato con un disco nuovo di zecca: ieri Giovedi' 16 e' stato presentato alla stampa specializzata. Forte la presenza di Andrea Mingardi. Come presenta il cd Massimiliano Pani?

Dice testualmente Massimiliano Pani:.... Volevamo fare un disco con bei pezzi che suonasse bene, e che non fosse uguale agli altri dischi che stanno uscendo in questi mesi.. .

In questo album ci sono molte novita' anche fra i musicisti (due nomi per tutti: Ugo Bongianni ( pianista e arrangiatore ventenne, che ha programmato e suonato le tastiere), Luca Meneghello, (chitarrista, uno dei migliori in assoluto della sua generazione - e non solo) che affiancano i collaudati Lele Melotti, Danilo Rea, Faso e Lorenzo Poli, e si avverte l'intento di realizzare un disco pop che non suoni come tanti , anche troppi dischi “pop” contemporanei - e che quindi non suoni uguale agli altri come gli altri suonano spesso uguali fra loro.
Anche a questo scopo Massimiliano Pani ha seguito un approccio non egocentrico alla produzione, affidando compiti precisi a diversi professionisti: ad esempio, incaricando degli arrangiamenti dei fiati Gabriele Comeglio, che dirige una big band ed è un musicista di sicure qualità. Per sé, Massimiliano Pani ha mantenuto un ruolo più da coordinatore, da distributore dei ruoli: e quanto sia stata funzionale questa scelta appare evidente ascoltando le canzoni di “Bau”, un'ora di musica che scorre piacevolissimamente senza mai annoiare, e che trascorre fluidamente dal rhythm&blues di “Sull'Orient Express” (con la voce di Mina che canta, un'ottava sotto, le avventure esotiche di un personaggio che sembra uscire dalle tavole del “Macao” di Altan) alle atmosfere da jazz club di “Johnny Scarpe Gialle” (in cui il divertimento sta anche nel riconoscere i titoli di famose canzoni rock'n'roll utilizzati per costruire il testo), dalla “minosità” inconfondibile di “Nessun altro mai” alle strofe quasi recitate di “Alibi”, dalle attualissime atmosfere “brit” di “Per poco che sia” al terzinato anni Cinquanta di “The end” (c'è persino l'immancabile doo-doo-wop) alla larga melodia, melodrammaticamente quasi pucciniana, di “Un uomo che mi ama”... E che si chiude con il secondo duetto con Andrea Mingardi: “Datemi della musica”, in cui l'autore - parliamo del 1976, ricordiamolo - appare come una sorta di Tom Waits padano, quasi dettando le ultime volontà e dando istruzioni per le proprie esequie, e chiude con la sua voce il pezzo abbandonandosi a un delirio di citazioni tratte da canzoni celeberrime della storia del rock.

Sempre per la SonyBMG esce questo nuovo cd di Mina, presentato da MAssimliano Pani (figlio di MIna, ma qui in veste di collaudato produttore) cosi':".. fra le tantissime canzoni che sono arrivate, c'erano quelle proposte da Andrea Mingardi, a lei sono piaciute e ha deciso di interpretarle. Poi, certo, nella selezione finale qualcosa è rimasto fuori prima di chiudere la scaletta del disco; se dopo l'ultima scrematura ne sono rimaste tante di Mingardi, significa che lei le ha preferite ad altre.. !"


Il suo «Bau» è come un pop e debutta sui telefonini.
di Paolo Giordano da "Il Giornale"


Adesso mica si può far finta di nulla. Se da oggi le nuove canzoni dell'album Bau di Mina, dicesi la grande Mina e non un pivello qualsiasi, si possono ascoltare prima su di un cellulare (i Nokia N70, N73 e N91 black edition) e solo tra una settimana su regolare ciddì, allora qualcosa è cambiato davvero. Non la musica, né l'artista. Si è trasformato il modo di ascoltare e i supporti per farlo sono cambiati con una tale velocità che tra pochi anni il compact disc, l'agognato, contestato, carissimo ciddì sarà come i vinili dei bei tempi: un pezzo di memoria. Addio.

«Nel mondo tutto cambia in fretta e fa paura» come canta Andrea Mingardi nel duetto del brano Mogol/Battisti che apre questo nuovo album di Mina, puntuale e atteso come il Natale, pasciuto e nutriente come ormai pochi altri riescono ad essere. E così ieri all'ora di pranzo, in un ristorante che per casuale e indovinata allusione si chiama Nectar, Massimiliano Pani ha spiegato il nuovo volto di sua mamma mentre in sottofondo correva la voce, inarrivabile. «Mina ascolta tutto ciò che le arriva e sceglie i pezzi che le piacciono di più a seconda del momento». E in questo momento, a piacerle sono gli otto brani che per lei ha composto Andrea Mingardi, cantautore che, nella sua nicchia di blues e lambrusco, s'è addottorato di musica e ora ne sa cantare, oltre che parlare. «Questo album è una chiacchierata tra i due alberi del jazz e del rock, in mezzo ai cespugli della melodia, del soul e della vocalità di Mina che, quando canta, non canta e basta ma spalanca delle possibilità per chi ama la musica quando non è di plastica».


Se la gode come un bambino, lui, questa gloria esplosa quasi per caso, gli occhi brillano e la soddisfazione vela ogni gesto. «Un giorno Mina mi ha chiamato dicendo che aveva ricevuto una cassetta che le sembrava mia. Io me ne ero completamente dimenticato, così lei me l'ha fatta ascoltare al telefono e io mi sono riconosciuto, anche se le parole erano finte: cantavo in inglese maccheronico. Poi me l'ha spedita e ho potuto scrivere i testi definitivi, sette dei quali sono stati completati con Maurizio Tirelli».
Alla fine, Bau è un gioiello di pop come si deve, cantato da maestro e addomesticato dalla grande lezione del rhythm'n'blues e del funky, quella che rifiuta le tastiere e preferisce i fiati, i suoni caldi, sereni e, se deve rabbuiarsi, lo fa con lo stile vintage della mini rock opera Datemi della musica, che non per caso arriva alla fine.

Mina si è fatta pop per Bau e forse, come si sente dire qui, il suo sogno rimane ancora quello di cantare con un'orchestra da seguire, corteggiare, dominare. E basta ascoltare l'assolo soffuso di chitarra in Johnny scarpe gialle o l'inarrivabile resa vocale di Mina in The end, istrionica come in altri tempi eppure attualissima, per laureare queste canzoni come le sue migliori da tempo. D'altronde, a lei serve soltanto il «Sono qui» di un Un uomo che mi ama, così pastoso dolce toccante, per tornare, senza neppure tanto clamore, su quel trono che ormai nessuno prova più a toglierle. Certo, c'è chi come Mingardi le rende omaggio in modo scherzoso: «Cantare con lei è come correre il Tour de France tenendosi dietro Lance Armstrong senza neanche pedalare». Oppure chi, come suo figlio Massimiliano, si fa sfuggire en passant che «Mina nei Paesi sudamericani è un mito. Quest'anno c'è un musical su di lei che dall'Argentina ha fatto il giro del mondo, ma anche molte altre cantanti di quelle zone seguono il suo stile».

E allora ecco che all'orizzonte immediato c'è un disco pensato per il mercato latino, zeppo di cover inedite, cantate in spagnolo con qualche ospite sudamericano. Uscirà nel 2007, forse affiancandosi a un altro, dedicato a sole ballate «che Mina ha già iniziato a scegliere». E lo sta facendo nel suo rifugio di Lugano, anzi in quel «mistero» che Mingardi vorrebbe «tutelato dal Wwf» e che magari è compiaciuto e snob ma per carità lasciatelo così com'è: in mezzo a tanti cani in libera uscita sul palco, lei può dire bau facendo ammutolire tutti e poi sparire ridendo.

MINA E MINGARDI, QUASI UN'ALBUM LIVE.
di Gino Castaldo - Repubblica


La famiglia musicalmente parlando, si e' allargata.
Nel disco a firmare un pezzo "Per poco che sia", compare anche il nome di Axel Pani, il nipote, filgio di Max Pani, che pero' precisa:
"Lui studia economia, ma come molti coetanei si diverte a scrivere canzoni. Mamma le ha volute ascoltare e ne ha scelta una, come fa con tutte le cassette che gli arrivano".

Se pero' c'e' un tema dominante nel nuovo disco Bau, e la reggente figura di Adrea Mingardi.
Duetta con Mina nel gia' noto singolo Mogol-Battisti, primo caso di una canzone dedicata a una coppia di autori (come se gli Oasis scivessero un pezzo intitolato Lennon-McCartney), e nel gran finale di "Datemi della musica", unica cover datata 1976.
Inizio e fine, e nel complesso firma ben otto delle tredici canzoni.
Praticamente un tributo.

Mingardi e' una di quelle sane, esuberanti personalita' della musica italiana che non hanno ricevuto i meritati riconoscimenti.
Dal vivo e' un leone, l'unico nostro vero soul-brother, e scrive con melodica arguzia, per cui questa massiccia presenza nel disco, e' una bella storia che sa di riscatto.
Lui stesso del resto usa toni estatici, parla di MINA come un mistero gioioso che dovrebbe esser preservato dal Wwf, una che quando canta apre finestre sulla vera musica.
Certo, grazie anche alla complicita' di Mingardi.
Mina e' particolarmente scanzonata, si diverte, dipinge figura sordide come "Sull'Orient Express" (cantata tutta una ottava sotto il normale registro), sporca la voce, recita, fruga spiritosamente tra il disrdine quotidiano (The End), evoca disagi di coppia in tutte le gamme della crisi esistenziale, cede perfino al turpiloquio in "Come te lo devo dire" (scritta da Agostino Guarino), quando stanca di dire con rabbia insistente che deve togliersi di mezzo, arriva alla definitava affermazione "...e allora quando ti sollevi dai colgioni?".

Nessuno scandalo, Mina ha sempre piu' lapria di chi non ha niente da perdere, o meglio nulla da dimostrare che non abbia gia' dimostrato.
Tanto vale giocare.
In copertina c'e' un disegno caricaturale con una enorme bocca spalancata.
Un'urlo? Uno sberleffo? Nel disco aleggia un suono quasi live, molti fiati, pennellate jazz, riverberu funky.
Con la maturita' che la sua voce e' diventata infallibile, quasi un gioco da ragazzi.
Le basta poco per carezzare un'espressiva raucedine, per ridere, per illanguidirsi su temi d'amore.
E se c'e' una novita' e' il calore.
Non cerca la perfezione, quella cristallina, algida perfezione a cui la voce potrebbe tendere.
Come un'aristocratico blase', i suoi gioielli li sporca di una patina che li rende piu' vissuti.

Guadagnando in anima, anzi soul, proprio come il suo complice Andrea Mingardi.

Il singolo «Mogol-Battisti» coglie di sorpresa il paroliere da Corriere.it Mario Luzzato Fegiz

«Che onore far da titolo

a una canzone diMina»

E Mingardi: duettare con lei, come giocare con Maradona

«È stata una sorpresa in senso assoluto» confessa Mogol all'indomani del lancio del brano « Mogol Battisti » che Mina piazza come aperitivo dell'album « Bau », data d'uscita ignota, probabilmente intorno al 14 novembre. «Mogol Battisti» è scritto da un vecchio leone della musica italiana, un eclettico Andrea Mingardi che Mina ha voluto al suo fianco anche nel canto. Per Mingardi «è una canzone di amore e resistenza che prende corpo e irradia luce» e rivela: «lavorare con Mina è stato come palleggiare con Maradona o condividere una tela con Picasso». Iperboli a parte la canzone ha un clima anni '50 e un testo curioso sottolineato dal pathos squillante di Mina in contrasto con le tonalità blues di Mingardi. Il crescendo è irresistibile: «Io ringrazio il cielo, fortuna che tu esisti, sei come il sole che cancella i giorni più tristi, sotto questo cielo, solo tu resisti, sei come una canzone di Mogol e Battisti» . Uno slogan destinato a durare tutto l'inverno e a sostenere «Bau» che, a quanto pare, promette altre sorprese. Mogol è lusingato e commosso: «Dire che le canzoni mie e di Battisti resistono nel tempo come un grande amore, è il più grande omaggio che un autore può ricevere. Andrea Mingardi, assiduo giocatore della nazionale cantanti, è un mio amico, ma non mi aveva detto nulla del progetto». «Insomma - aggiunge - una bella notizia di quelle che scaldano il cuore. Sono un uomo fortunato, devo ringraziare il Signore dalla mattina alla sera. Ho molta fede. La mia teoria è che non esistono gli artisti, ma dei ricettivi che si guadagnano col sudore della fronte la possibilità di ricevere dall'Alto. Quindi l'apparente creatività viene dal cielo che ringrazio per la sorte benigna: cammino per strada, qualcuno mi abbraccia, mi dice "grazie" e io mi sento come se mi cascasse addosso qualcosa di meraviglioso. Non so davvero che meriti ho per tutto questo». E Mingardi: «Mina è esattamente come gli italiani la immaginano. La guardi d'inverno e ti fa pensare all'estate, la guardi d'estate e pensi alla neve. Ha il potere di scatenare la fantasia, di portarti lontano la mente e il pensiero». Eppure, pur avendogli dedicato una canzone, Mina non vede o sente Mogol da molto tempo. «Saranno trent'anni dall' ultimo contatto. Una volta è venuta a trovarmi a casa, a Milano, in via Palestrina. Si fermò solo 10 minuti e se ne andò. Non l'ho più sentita. L'ho conosciuta che aveva 17 anni. Siamo stati molto amici per un bel periodo di tempo... l'ho accompagnata spesso a far delle serate. A un certo punto non l'ho più vista, aveva scelto la via del ritiro».


Se telefonando... Mina fa "Bau"
di Alessio Brunialti da Libero


Da oggi sui cellulari Nokia il nuovo disco della cantante.

La grande assente della musica italiana sa, a suo modo, essere sempre presente e anche al passo coi tempi . Se negli ultimi anni ha allentato i cordoni della sua privacy, centellinando immagini, foto non più ritoccate e perfino un dvd che la ritraeva in studio, Mina resta un'icona anche perché è dal 1978 che ha fatto perdere le sue tracce.
Per tanti anni ci siamo dovuti abituare a un appuntamento fisso, fra l'autunno e Natale: il nuovo disco. Bene, alla faccia di tanti suoi coetanei che faticano ad accendere un computer, per il lancio di “Bau”, questo l'originale titolo del disco, la tigre ha scelto una strada appena battuta da quei ragazzini de “Le Vibrazioni”: prima di essere un CD, l'album non sarà un album.
Sarà invece contenuto, in anteprima, nelle edizioni Black dei cellulari Nokia Music Editino. Chi acquisterà questo modello di telefonino potrà ascoltare le nuove canzoni di Mina con una settimana d'anticipo rispetto all'uscita di “Bau” nei negozi di dischi che è prevista per il 24 novembre.
A due anni di distanza da “Bula”, la cantante torna a interpretare brani inediti (in mezzo c'è stato l'omaggio al “maestro” Frank Sinatra, appropriatamente intitolato “L'allieva”).
Andrea Mingardi firma ben otto dei tredici pezzi, dettando con Mina in “Mogol Battisti”, che colpisce fin dal titolo. Non solo. Dopo aver scelto com principale collaboratore, arrangiatore e produttore di fiducia il figlio, Massimiliano Pani, la voce più amata dagli italiani terrà a battesimo anche un altro componente della sua famiglia: è Axel, suo nipote, che ha l'onore di vedere la nonna alle prese con “Per poco che sia”, scritta assieme a un compagno d'Università.
Nepotismo, nel senso letterale del termine? No: il controllo qualità da parte dell'artista è assoluto. In questo caso il “prescelto” è stato Mingardi, coautore assieme a Maurizio Tirelli, di sette brani mentre “Datemi della musica”, che lo vede ancora protagonista alla voce, intitolava il suo secondo disco, giusto trent'anni fa.
Cosa ha scelto la signora Mazzini per il regalo natalizio ai suoi fan, ancora numerosissimi? Atmosfere scure in “Sull'Orient Express”, dalle pari del Paolo Conte più fumoso. Scoppiettante anche “Johnny scarpe gialle” che cita grandi classici costruendoci attorno un testo irresistibile.

Se “The end” potrebbe essere un brano degli esordi di Mina, un classico degli anni Cinquanta, “Un uomo che mi ama” sembra, invece, scelta da un melodramma della tradizione classica. Ma non c'è solo Mingardi. Quest'ultimo brano è stato costruito per lei da Maurizio Morante che, già in passato, aveva visto l'artista preferire sue composizioni così come Giancarlo Bigazzi che ha avuto la sorpresa di sentirsi chiedere di adattare “Faila tua vita”, portata a Sanremo senza troppo successo da Claudio Fiori nel 2000. Un quasi esordiente, Agostino Guarino, scrivendo “Come te lo devo dire” aveva di sicuro in mente quelle canzoni divertite e divertenti cui Mina ama indulgere.
Quanto al pezzo di Axel, siamo decisamente dalle parti del brit pop, tanto per confermare che, telefonini o meno,, Mina è sempre comunque al passo con i tempi o, meglio, li travalica senza troppi problemi.
Quando ha iniziato c'erano i 78 giri, oggi siamo agli mp3 sui cellulari “hi tech” ma la sostanza non cambia. Non è importante la “fonte” ma la voce e quella della grande signora, banale, superfluo, perfino ridicolo affermarlo una volta di più, non conosce alcun tentennamento
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da www.babylonbus.org

Era da “Kyrie” (1980) che non si verificava una presenza così numericamente significativa di brani firmati dallo stesso autore - o dalla stessa coppia di autori - in un disco di Mina (se si escludono, ovviamente, i dischi “monotematici” dedicati ai Beatles, a Lucio Battisti, a Renato Zero e a Domenico Modugno).

Per gli amanti delle statistiche, va detto però che se in “Kyrie” le canzoni di Simonluca erano sei (ma l'album era in origine doppio, e conteneva complessivamente sedici titoli), in “Bau” Andrea Mingardi e Maurizio Tirelli (suo collaboratore di lunga data, fin dai tempi dei Supercircus) firmano insieme sette brani su tredici, e il solo Mingardi è autore anche di un'ottava canzone: il che fa del cantautore bolognese il detentore di un invidiabile record (come notazione “storica”, ricordiamo che già nel 1986 una canzone di Mingardi - “Ogni tanto è bello stare soli”- era stata inclusa da Mina nel suo album “Sì buana”).

Inutile chiedersi se ci sono “dietro” questa scelta ragioni particolari o speciali: Mina, si sa, seleziona le canzoni solo in base ai meriti intrinseci delle canzoni, senza nessun altro criterio che non sia quello del suo gusto personale. “Le cose più belle che le arrivano, le fa” spiega con l'abituale franchezza Massimiliano Pani, che di “Bau” è il produttore: “fra le tantissime canzoni che - come sempre - le sono arrivate c'erano quelle proposte da Andrea Mingardi, a lei sono piaciute e ha deciso di interpretarle. Poi, certo, nella selezione finale qualcosa è rimasto fuori prima di chiudere la scaletta del disco; se dopo l'ultima scrematura ne sono rimaste tante di Mingardi, significa che lei le ha preferite ad altre”.

Sembra semplice, persin semplicistico: ma va ricordato che Mina è stata la prima in Italia ad esercitare la pratica di quelle che oggi chiamiamo “cover” (già negli anni Sessanta reincideva canzoni di Sanremo a pochi giorni dalla loro presentazione al Festival da parte di altri artisti), una pratica che - sia detto per inciso - proprio recentissimamente sembra essersi assai diffusa fra suoi colleghi anche prestigiosi; ed è stata anche la prima a comprendere l'importanza del ruolo degli autori, ai quali ha riconosciuto attenzione e rispetto anche quando invece pareva che i cantautori fossero gli unici capaci di scrivere canzoni (appunto...) “d'autore”. Il che le ha consentito di diventare, nel tempo, l'interlocutrice preferita e più credibile degli autori di canzoni, famosi o sconosciuti che siano: perché si sa, ed è noto, che Mina ascolta tutte, ma proprio tutte le canzoni che le vengono fatte pervenire. E, come si diceva poco sopra, sceglie quelle che le sembrano le più adatte alla sua voce e alla sua interpretazione.

Tornando a “Bau”, dunque, Mina ha assai apprezzato che Mingardi le mandasse molte e belle canzoni; l'ha tanto apprezzato che ha ricambiato la cortesia e l'attenzione invitando Andrea a cantare con lei, prestando la sua voce così intensa e particolare a due brani del disco (quello di apertura, “Mogol Battisti”, del quale non diremo qui più nulla perché se ne è già scritto molto, e perché l'entusiasmo con cui la canzone è stata accolta dai programmatori radiofonici ha fatto sì che la canzone sia ormai già notissima - e meritatamente, dato che è una canzone squisitamente, quasi spudoratamente pop, di grande cantabilità e di piacevole orecchiabilità; e il brano di chiusura, “Datemi della musica”, la canzone che intitolava il secondo Lp di Andrea Mingardi, datato 1976).

Ma se una coppia di autori si è aggiudicata la lion's share, la parte del leone della tracklist di “Bau”, per gli altri brani Mina non ha smentito l'ecletticità e l'allegra disinvoltura con la quale privilegia ora autori di riconosciuta professionalità, ora autori che le sono particolarmente congeniali, ora autori meno noti o addirittura debuttanti.

Così, ecco Maurizio Morante (“Un uomo che mi ama”), che a Mina ha già dato parecchi brani nel corso degli ultimi quindici anni (il primo, “Il genio del bene”, era in “Caterpillar”, 1991; la sua firma è poi tornata in ben quattro titoli di “Sorelle Lumiere” (1992) e poi in “Pappa di latte” (1995), “Cremona” (1996), “Olio” (1999) e “Napoli secondo estratto” (2003). Ed ecco Giancarlo Bigazzi: che recentemente aveva dato a Mina l'originale, intensa “Il pazzo” (in “Veleno”, 2002), e qui torna con un brano firmato insieme a Marco Falagiani, “Fai la tua vita” (non chiedetevi dove l'avete già sentito, ve lo diciamo per risparmiarvi la fatica di frugare nella memoria, vostra o di Internet: era stato presentato al Festival di Sanremo del 2000 dal giovane Claudio Fiori, Mina ha chiesto a Bigazzi di intervenire su alcuni passaggi del testo: ne è uscito un edito/inedito di singolare fascino).

Ed ecco Agostino Guarino, giovane (cant)autore di belle speranze (col nome d'arte di Agostino Celti) che firma la divertente e divertita “Come te lo devo dire”, una di quelle canzoni-commedia che a Mina piace tanto mettere in scena. E ancora Luca Rustici, fratello del più famoso Corrado, chitarrista e autore, già collaboratore degli Audio 2, che con Anya (una cantante della quale sta curando la produzione) ha composto “Alibi”; e l'inedito trio Samuele Cerri - Mattia Gysi - Axel Pani. Quest'ultimo aveva già dato la sua voce - per un messaggio in segreteria telefonica - a “Portati via”, uno dei brani di “Bula Bula” (2005); “Con questo suo amico, Mattia” spiega Massimiliano, senza voler enfatizzare ma con una punta di (legittimo) orgoglio paterno, “Axel, come tanti altri ragazzi, scrive, suona, canta. Gli ho chiesto di farmi ascoltare le loro cose, poi Mina mi ha chiesto a sua volta di farle ascoltare a lei, e fra quelle c'era una canzone carina, che è stata messa sullo stesso piano delle altre, di quelle di altri autori più o meno noti, ed ha finito con l'essere scelta; poi Samuele Cerri, che da tempo collabora con Mina sia come autore sia come responsabile della redazione del sito www.minamazzini.com, ha rielaborato il testo - che era parte in inglese, parte in ‘finto inglese'. - e ne ha scritto uno in italiano”. Così è nata “Per poco che sia”, che segna il debutto di Axel Pani nel “mestiere” della musica.

In questo album ci sono molte “forze nuove” anche fra i musicisti (due nomi per tutti: Ugo Bongianni, pianista e arrangiatore ventenne, che ha programmato e suonato le tastiere; Luca Meneghello, chitarrista sulla trentina, uno dei migliori in assoluto della sua generazione - e non solo) che affiancano i collaudati Lele Melotti, Danilo Rea, Faso e Lorenzo Poli, e si avverte l'intento di realizzare un disco “pop” che non “suoni” come tanti, anche troppi dischi “pop” contemporanei - e che quindi non suoni uguale agli altri come gli altri suonano spesso uguali fra loro. Anche a questo scopo Massimiliano Pani ha seguito un approccio non egocentrico alla produzione, affidando compiti precisi a diversi professionisti: ad esempio, incaricando degli arrangiamenti dei fiati Gabriele Comeglio, che dirige una big band ed è un musicista di sicure qualità. Per sé, Massimiliano Pani ha mantenuto un ruolo più da coordinatore, da distributore dei ruoli: e quanto sia stata funzionale questa scelta appare evidente ascoltando le canzoni di “Bau”, un'ora di musica che scorre piacevolissimamente senza mai annoiare, e che trascorre fluidamente dal rhythm&blues di “Sull'Orient Express” (con la voce di Mina che canta, un'ottava sotto, le avventure esotiche di un personaggio che sembra uscire dalle tavole del “Macao” di Altan) alle atmosfere da jazz club di “Johnny Scarpe Gialle” (in cui il divertimento sta anche nel riconoscere i titoli di famose canzoni rock'n'roll utilizzati per costruire il testo), dalla “minosità” inconfondibile di “Nessun altro mai” alle strofe quasi recitate di “Alibi”, dalle attualissime atmosfere “brit” di “Per poco che sia” al terzinato anni Cinquanta di “The end” (c'è persino l'immancabile doo-doo-wop) alla larga melodia, melodrammaticamente quasi pucciniana, di “Un uomo che mi ama”... E che si chiude con il secondo duetto con Andrea Mingardi: “Datemi della musica”, in cui l'autore - parliamo del 1976, ricordiamolo - appare come una sorta di Tom Waits padano, quasi dettando le ultime volontà e dando istruzioni per le proprie esequie, e chiude con la sua voce il pezzo abbandonandosi a un delirio di citazioni tratte da canzoni celeberrime della storia del rock.

“Volevamo fare un disco con bei pezzi che suonasse bene, e che non fosse uguale agli altri dischi che stanno uscendo in questi mesi”, informa con amabile understatement Massimiliano Pani. La qualità delle canzoni, delle esecuzioni, degli arrangiamenti parla da sé; e se si aggiunge a tutto questo un'interpretazione vocale sulla quale ogni aggettivo speso appare ormai pleonastico e ripetitivo (signori, è Mina...), non si può non considerare centrato l'obbiettivo. Ma anche queste sono parole già sentite troppe volte. E' sempre così difficile scrivere qualcosa di nuovo, a proposito di Mina...


  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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